FORMAZIONE E STUDI
Maturità classica. Laureato in Fisica all’Università di Trento nel 2007.
Frequenta nel 2007/2008 il Corso di alta formazione per attori "Progetto Interregionale Teatro - Percorsi innovativi di alta formazione" presso i Cantieri Teatrali Koreja - Stabile d'innovazione del Salento (Lecce); principali docenze: Iben Nagel Rasmussen, Antonio Viganò, GabrieVacis, Eugenio Allegri, Lucio Diana, Raffaella Giordano, Francesca della Monica, Ugo Bacchella, Lucio Argano.
ESPERIENZE LAVORATIVE
Da maggio 2008 collabora con il Teatro Kismet O.perA. di Bari come attore nella produzione per ragazzi “In tumulto – nei moti dell’adolescenza” (regia di Rossana Farinati; spazio e luci: Vincent Longuemare).
Dal 2007 collabora con la Compagnia La Luna nel Letto di Ruvo di Puglia (BA):
• aiuto regista dello spettacolo “Rita” (di e con Raffaella Giancipoli, disegno luci Tea Primiterra) Spettacolo finalista Premio Scenario 2007;
• attore nello spettacolo “La bella addormentata” (regia di Michelangelo Campanale; produzione Compagnia La luna nel letto)

Dal 1999 al si forma come attore all’interno della compagnia Uqbarteatro, attiva a Verona come Associazione Culturale, partecipando agli spettacoli:
• “I vestiti nuovi dell’imperatore” da H. C. Andersen e G. Rodari (regia di Daria Anfelli; produzione Uqbarteatro, Verona 2008)
• ”L’orco con le penne” spettacolo di piazza per ragazzi, dalla fiaba omonima di I. Calvino in “Fiabe Italiane” (regia di Daria Anfelli; Uqbarteatro, 2006)
• “TILT!” da “Il ping-pong” di A. Adamov (regia di Lech Raczack; produzione Teatro Aenigma, Urbino 2005)
• “La porta della locuste” da A. Kurosawa e R. Akutagawa (regia di Lech Raczak; co-produzione Uqbarteatro – International Theatre Festival MALTA, Poznań 2004)
• “Mistero - spettacolo di piazza per il Natale” (regia di Lech Raczak; Uqbarteatro, 2004)
• “Zovar: storia di storie. Al principio del tempo” spettacolo per bambini con burattini e attori, da “Il giardiniere dell’anima” di C. P. Estès (regia di Daria Anfelli; Uqbarteatro, 2003)
• “La guerra vigliacca – recital ininterrotto per attrici e coro teatrale – Dalla parte delle donne, dei bambini e degli uomini fuori dal coro” (regia di Daria Anfelli; Uqbarteatro, 2003)
• ”Pelle di foca. Pelle d’anima.” narrazione per adulti da “Donne che corrono coi lupi” di C. P. Estès (Uqbarteatro, 2003)
• “Mèsse Alì - In mezzo al mare” spettacolo teatrale realizzato all’interno di chiese (regia di Daria Anfelli; produzione Uqbarteatro, Verona 2002)

Collabora con il burattinaio veronese Marco Campedelli, dal quale ha appreso i rudimenti del teatro di figura accompagnando dal 2002 al 2006 lui e la sua compagnia Teatro Mondo Piccino di Verona in vari spettacoli di burattini del repertorio della compagnia (“La luna rapita e la valigia delle storie”, “Fagiolino e la pentola magica”, “Fagiolino, il mago e la bella”) e in animazioni con maschere, burattini e musica dal vivo.

Partecipa a numerosi laboratori condotti da maestri tra cui Gabriele Vacis, Cesar Brie, Paolo Baroni, Ludmila Ryba, Isadora Angelini e Luca Serrani e altri.
ENGLISH VERSION: http://www.hastarotte-english.blogspot.com/
"Teatrante, atòre, saltimbanco": oggi come ieri resta la definizione del mio mestiere da parte di molta gente che mi sta intorno. La prendo per buona, dal momento che i secoli non l'hanno cambiata. Cercando di capire perchè, non è cambiata: quasi che l'attore sia sempre e comunque un saltimbanco della società, in fin dei conti... pronto a farsi da parte quando è ora di cose serie.

"Ebbi di nuovo l'impressione che tutto fosse falso. La politica, l'economia, la scienza, l'arte... sono solo una vernice colorata che maschera gli orrori della vita..."
R. Akutagawa, "La ruota dentata"
TRE CITAZIONI

Si ha bisogno di un luogo della serenità, dell'igiene mentale, dove il rispetto reciproco delle individualità diventi un organismo che dialoga con se stesso: un luogo di riflessione, di specchiamento. Un luogo che sia fuori dalla rissa del quotidiano, non per isolarsene sterilmente, ma per contribuire con altre forze e tensioni della società alla chiarificazione, allo scioglimento di quei grumi di violenza e soprusi che di quella rissa sono causa ed effetto. Oggi più che mai si ha bisogno di un Teatro. [...]

Il Teatro ha ben altra forza: la forza del suo linguaggio, che è poesia diretta, senza filtri o falsificazioni. Partendo da intuizioni teatrali il più possibile non mediate, facendo reagire fra di loro le varie forme nello spazio ­ tempo scenico, favorendo ogni possibilità di ampie connessioni di pensiero, nasce un organismo in cui relazionarsi perché si producano idee nuove, nuove visioni del mondo che vengono vissute, sperimentate durante l’evento, che non rappresenta, appunto, ma che è.
Il residuo di questa esperienza resta negli spettatori e negli attori, diventando pensiero vivente, agito e non subito.

Leo de Berardinis, in "Per un Teatro Nazionale di Ricerca", aprile 1999
La scena allora è più che un riflesso della vita. È un fatto reale, potente, come la vita. L’illusione è distrutta e trasformata in azione, in allusione.

Cesar Brie, da "Per un teatro necessario"
Per l’arte del teatro – di questo teatro – il punto di partenza non è il sapere delle biblioteche e il bello nascosto nei musei, bensì il flusso informe di accadimenti, di esperienze della vita. Compito del teatro è dare all’informe che nel quotidiano ci ingoia forma (e allora il sudore sul viso dell’attore è mezzo di espressione ed elemento di una estetica) e significato (e allora una goccia di sudore può avere il peso di una testimonianza).
[…] fra la gente, vicino, a distanza di braccio. Faccia a faccia con te, spettatore, circondato di spettatori, l’attore […] non può solo recitare, deve essere.

Lech Raczak, da “…ansimante, sudato, al pavimento…”, 1993
UQBAR

C’è un testo di Jorge Luis Borges che s’intitola “Tlön, Uqbar, Orbis Tertius”, in cui si racconta di un paese improbabile, descritto da un’enciclopedia introvabile. Dalle ricerche su questo paese emerge, per altri vaghi indizi basati su testi che si plagiano l’un l’altro, che in effetti ciò che è in gioco sia un intero pianeta, “con le sue architetture e le sue guerre, col terrore delle sue mitologie e il rumore delle sue lingue, con i suoi imperatori e i suoi mari, coi suoi minerali e i suoi pesci, con la sua algebra e il suo fuoco, con le sue controversie teologiche e metafisiche”.
Tuttavia questa creatura, perfetta in ogni suo aspetto, sia esso Uqbar o Tlön, è creazione di “una società segreta di astronomi, di ingegneri, di metafisici, di poeti, di chimici, di moralisti, di pittori, di geometri… sotto la direzione di un oscuro uomo di genio”. Ovvero, qualcuno ha inventato il paese, e da allora le enciclopedie ne hanno parlato come di cosa vera.
Ci troviamo di fronte a una tipica invenzione borghesiana: l’invenzione di un’invenzione. Tuttavia i lettori di Borges sanno che Borges non ha mai inventato nulla: le sue storie più paradossali nascono da una rilettura della storia.

dalla Prefazione di U. Eco al libro "Storia dei Rosa-Croce"

http://www.uqbarteatro.blogspot.com
[...] la mente è quella che vi salva e danna,
se la troppa ignoranzia non v'inganna.
Astaròt
MOTIVAZIONI

Saprei spiegarmi. Saprei dire le mie motivazioni - magari stonate, sconclusionate, sconnesse, ma vere… ci proverei almeno. Ma non a parole! Queste motivazioni stanno dentro le mie mani, nell’impulso dei miei gomiti, sottopelle nei polsi. Navigano attorno al mio ginocchio, si infrangono al suolo, ritornano su e mi gorgogliano nella gola. Svolacchiano nella mia mente ma non vi si fermano. Riesco a raccogliere qualche cosa.